Rugby, vittoria di prestigio per gli azzurri in Argentina
01/07/2008
Contro i Pumas argentini potremmo chiedere di giocare sempre a Cordoba. Qui, giusto tre anni fa, Parisse e soci avevano ottenuto l'ultimo successo sulla squadra biancoceleste, che nel frattempo è salita fino al terzo posto nel ranking mondiale. E qui - dopo tre sconfitte negli ultimi confronti diretti - gli azzurri sono tornati ad avere la meglio. Sabato 28 giugno 2008, Argentina 12 Italia 13: una data e un risultato che rimarranno nella storia ovale, anche quando - come è stato fatto giustamente notare - sarà svanito il ricordo del livello tecnico di questa partita, davvero basso.
Mettiamoci il vento, mettiamoci la stanchezza al termine di una stagione lunghissima, iniziata in pratica con la Coppa del Mondo ai primi di settembre e andati avanti tra impegni di Nazionale e di club, mettiamoci alcuni aspetti "sperimentali" nelle due formazioni, che pure per l'occasione erano riuscite a recuperare alcuni uomini: sta di fatto che ne è venuto fuori un match ben lontano dagli standard internazionali. La "colpa", peraltro, va attribuita più ai Pumas che agli uomini allenati da Nick Mallett: in particolare, se l'incontro è stato spezzettato oltre ogni immaginazione dall'arbitro australiano Goddard, con una trentina abbondante di punizioni fischiate, lo si deve soprattutto all'indisciplina di capitan Roncero (decisiva l'espulsione temporanea del pilone a sei minuti dal termine) e dei suoi compagni.
L'Argentina può avere l'attenuante dell'uscita del "faro" Hernandez, che si è infortunato dopo 20 minuti, cosa che può aver ridotto di molto la lucidità nella gestione del gioco, portando anche a un alto numero di errori. L'Italia, ultraresistente in mischia nonostante le pecche nelle rimesse laterali, ha giocato in maniera modesta, ma ha avuto il merito di non mollare e, alla fine, ha saputo agguantare l'occasione per il sorpasso. Zero a 12 dopo poco più di mezz'ora, 13-12 al fischio finale: nella rimonta, probabilmente, c'è anche una maggiore tenuta fisica.
L'incontro non si era messo bene. Hernandez aveva portato subito i suoi sul 6-0 e gli azzurri, che nel primo quarto di gara rimanevano a lungo in attacco, non riuscivano a ottenere punti: il vento contro sconsigliava di cercare la via dei pali e si preferiva giocare alcune punizioni ricorrendo alle mischie chiuse o alle touche, ma senza esito. Bosch, spostato a mediano di apertura, infilava altri due calci. Solo al 36' del primo tempo arrivavano i primi punti di questa tournée (dato che in Sudafrica si era perso 26-0): era Marcato a centrare i pali, ripetendosi poi intorno al 10' della ripresa. Dal 12-6 il punteggio sembrava non staccarsi più. Sbagliava un penalty Marcato al 12', ne sbagliava uno (apparentemente facile) Bosch poco prima della mezz'ora: un errore che risulterà fatale.
Mallett lasciava intatta la linea dei trequarti, ma cambiava molto in mischia: fuori il mediano Picone per Canavosio, fuori Sole, Dellapè, Ongaro e Rouyet, sostituti rispettivamente da Zanni, Reato, Ghiraldini e Moreno. Restava comunque alta la quota di oriundi (9 su 15 a inizio gara, 7 su 15 alla fine), con diversi azzurri nati in Argentina (complessivamente sono stati schierati Garcia, Canavosio, Parisse, Dellapè, Nieto, Rouyet e Moreno). Al 34' un placcaggio in ritardo di Roncero su Mc Lean costringeva i Pumas a giocare inferiorità numerica l'ultimo scorcio di gara. Rientrava Gomez, per ricomporre la prima linea, ma la mischia dei padroni di casa perdeva comunque un elemento. E su una serie di punizioni tramutate in mischie chiuse puntava l'Italia per segnare la prima e unica meta del pomeriggio.
Al 39' un'avanzata di Parisse veniva fermata a un metro dalla linea, ma c'era ancora benzina per dare battaglia, per guadagnare, un centimetro alla volta, la segnatura determinante. Era Ghiraldini, entrato da poco, a mettere la firma. Poi tutti gli occhi su Marcato, cui si chiedeva una trasformazione non difficile ma sicuramente "pesante" dal punto di vista psicologico: il giocatore del Benetton centrava i pali e il sorpasso, poi non c'era nemmeno il tempo di riprendere il gioco.
La stagione si chiude con il risultato più prestigioso: gli azzurri non avevano mai vinto (nemmeno in casa) contro una squadra che occupa la casella numero 3 nella classifica mondiale. Certo, nei confronti degli argentini non c'è quell'insieme di fattori che si potrebbero riassumere in sudditanza psicologica, e che rende più difficile "a priori" affrontare una potenza mondiale. Certo, gli avversari ci hanno dato una mano con una prova a tratti sconcertante. Intanto, però, dalla tournée impossibile si torna con una vittoria da posti alti nell'albo d'oro e una sconfitta molto meno corposa del previsto. In attesa di miglioramenti nel 2008/2009, va bene così.
LA PARTITA
Argentina-Italia 12-13 (primo tempo 12-3). Per l'Argentina: 4 calci piazzati (Hernandez 2, Bosch 2). Per l'Italia 1 meta (Ghiraldini), 2 calci piazzati (Marcato), 1 trasformazione (Marcato). Calci fermi: Hernandez 2 su 2, Bosch 2 su 4, Marcato 3 su 5. Cartellini gialli a Gomez e Roncero (Argentina), Dellapè (Italia)
fonte: il sole 24 ore -
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