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Ci è mancato davvero poco
Test match: al Flaminio vince l'Australia 18-25. Italia avanti nel primo tempo, poi qualche errore di troppo
12/11/2006

Roma azzurra - L'Italia è in crescita, lo dicono i risultati con i quali si è qualificata e lo dice anche l'Australia vice campione del mondo. Basta vedere le facce italiane durante l'inno e la preoccupazione dei Wallabies ad inizio gara per capire che finalmente siamo una realtà. Ancora qualche dubbio? Basta la prima azione per capire di che pasta siamo fatti. La cornice è ideale, cielo sereno e nessuna nuvola in cielo per salutare gli azzurri del rugby in una cornice da sei nazioni e con un atmosfera da fare invidia anche ai celti. L'Italia schiera Peens estremo, Parisse numero otto e capitan Bortolami, capitano del Glouchester a dirigere il traffico dal cielo delle touche e dalla sua seconda linea. L'Italia comincia forte, difesa, difesa e ancora difesa.
Impeto tutto italiano - L'Australia non ci capisce molto e ad ogni ripartenza azzurra commette errori e falli. Nove errori nella prima mezz'ora e ben quattro falli che Ramiro Pez trasforma mandando in delirio il Flaminio. Dopo trenta minuti siamo in vantaggio per nove a zero contro il Wallabies che però si svegliano e ci puniscono due volte con Mortlock che piazza due falli di gioco e una volta con la pregiata coppia Larkham - rodgers che da sola segna l'unica meta del primo tempo. L'Italia è scossa ma il finale di frazione è tutto azzurro, possesso e gioco, quello che vuole ogni allenatore e qualle che vuole anche Pez che trasforma alla scadere l'ennesima punizione, 15 a 13 per gli azzurri prima dell'intervallo.
Ripresa, troppi errori - La ripresa dovrebbe essere la conferma della prima parte, ma la gara inzia male. Touche per l'Italia sui 5 metri, Bortolami pasticcia e il pack australiano schiaccia in meta. Mortlock trasforma e la gara diventa in salita perchè segnare ai Wallabies non è facile. L'Italia comunque gioca bene in mischia, anche se soffre troppo touche e sulle palle alte. Pez sbaglia un'altro piazzato e forse è troppo percipitoso in un paio di altre occasioni prima di trasformare un'altra punzione in mezzo ai pali per il 18-20 che riapre la gara. Siamo a tre punti dai fortissimi australiani ma sbagliamo troppo prorpio quando potremmo chiudere il match. Un paio di avanti, una touche ancora persa malamente e la frittata è fatta perche l'Austrlia sfrutta a dovere l'unico buco concesso dai tre quarti, per lanciare i 120 chili di Palu che trafiggono al cuore l'orgoglio azzurro con una meta finalizzata da Mortlock. Il centro australiano non trasforma la metà e il risultato si fissa sul 18-25. Manca ancora una manciata di rabbia per gli azzurri che però non riescono più a fare paura ai canguri, tutti a parte Mauro Bergamasco che, prima della fine, spiega a Tuquiri la buona educazione sulle ruck.
Onore ai vinti, e ai vincitori - Finisce 18-25, una gara combattuta e giocata con grande grinta dagli azzurri che paradossalmente sono mancati sulle fasi di gioco aeree: touche e ritorni sui calci da fermo, do solito punti di forza del XV di Berbizier. Ottimo Griffen, impreciso Pez, buona la mischia, caduta però in qualche ingenuità di troppo nelle fasi statiche. Adesso manca davvero poco e la dimostrazione gli azzurri l'hanno data sul campo, visto che anche l'Australia, un pò lenta a dire il vero, ha faticato a starci dietro e ha vinto per episodi evitabili. Solo 12 mesi fà nessuno si sarebbe aspettato un Italia così.


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